Come nella prima, il soggetto della domanda del titolo “cosa può fare l’Occidente?” anche per questa seconda puntata siamo noi cittadini occidentali. E la risposta è sempre la stessa: molto poco. Però possiamo capire, studiare, approfondire. Se desideriamo intervenire sui social per dire la nostra, questo “possiamo” diventa, io credo, ” un dovere morale. Perciò, provo a contribuire ricostruendo la storia dell’Ucraina nell’ultimo secolo, dal 1918, richiamando soprattutto la cronologia degli episodi degli ultimi anni. Che, per inciso, ci faranno capire chi è davvero Vladimir Putin, e quanto possa essere affidabile nelle trattative.
La mia fonte primaria sarà un articolo della rivista Internazionale, n. 1541, del 11-17 marzo 2022. Firma di Piotr Smolar, giornalista di Lemonde, uno dei più importanti quotidiani francesi.
(Parentesi: una guerra di Crimea, in Ucraina, annovera perlomeno già dal 1854, e vede la Russia zarista schierata contro l’impero ottomano per il controllo dell’area, che per la Russia rappresenta sbocco al mare europeo tramite il Mar Nero. Vi partecipò peraltro anche il Regno di Sardegna allora guidato da Cavour).
1918: Lenin, come promesso dall’aprile ’17 al suo popolo e ai suoi compagni di partito bolscevico, conquistato il potere con la Rivoluzione d’Ottobre, tra i primi atti del nuovo governo stipula i trattati di pace per far uscire la Russia dalla guerra. Essendo in quel momento sconfitta, i trattati di Brest Litovsk sono molto penalizzanti. Germania e Austria impongono a Lenin di rinunciare a diversi territori, tra cui quello ucraino, e quello della futura Polonia. Lenin firma.
1919-1922: Il Reich Tedesco e l’impero Austro-Ungarico escono sconfitti dalla I guerra mondiale: i trattati di pace prevedono la creazione, sulle ceneri dei due imperi, e sui territori ceduti dalla Russia a Brest Litovsk, di Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Ucraina, ma l’Ucraina diventa subito zona di guerra civile fra le armate bianche controrivoluzionarie e la armata rossa bolscevica. Dal 1919 al ’22 l’Ucraina è indipendente, ma territorio di guerra per i bolscevichi e i loro nemici che cercano di evitare l’estensione del comunismo a ovest. A rafforzare le armate bianche controrivoluzionarie e zariste arrivano truppe da tutta Europa, per evitare la diffusione del pericolo rosso.
1922: Lenin vince la guerra civile, l’Ucraina diventa parte dell’URSS a tutti gli effetti.
1941-43: come in precedenza Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Jugoslavia, Hitler invade anche l’URSS e quindi l’Ucraina, terra di confine, che dunque in questi anni risulta occupata dalle truppe naziste. Gli eccidi nazisti di ucraini, che sono per i nazisti contemporaneamente ebrei, slavi e comunisti, non si contano.
1943-45: dalla battaglia di Stalingrado comincia la controffensiva sovietica contro i nazisti, che arriverà, come è noto, fino a Berlino. L’URSS dunque occupa militarmente tutta l’Europa est, dai paesi baltici fino alla Crimea
1945-1989: per effetto della spartizione dell’Europa in due blocchi (Yalta) l’Ucraina, come altri territori dell’est Europa sono sotto influenza sovietica, mai discussa durante la guerra fredda da USA e Nato. A differenza di Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, che sono stati satelliti ma indipendenti (formalmente) l’Ucraina rimane parte integrante dell’URSS.
1989-1991: si sfalda progressivamente l’URSS: prima con i paesi satelliti (Germania Est, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Bulgaria, Romania) poi quelli dell’URSS: Lettonia, Estonia, Lituania, Ucraina tra gli altri. L’Ucraina diventa indipendente, praticamente per la prima volta nella sua storia (se si eccettuano gli anni ’19-’22) nel 1991.
Da qui deve partire una nuova storia, che non è storia del XX secolo ma cronaca del XXI secolo, fino ai drammatici fatti di oggi. Vediamoli
1994: prima guerra in Cecenia della Russia, su uno stato membro della CSI.
1999: dimissioni di Eltsin – sale al potere V. Putin, che ha fatto carriera nel KGB sovietico. In quell’anno, Putin conduce la seconda guerra in Cecenia, a suo dire contro i terroristi islamici che vogliono il separatismo. Salvo una breve parentesi di avvicendamento con Medvedev, suo pupillo, Putin rimane presidente Russia fino a oggi
2001: torri gemelle. Putin approfitta della guerra al terrorismo globale per unirsi all’appello di Bush e condurre con più violenza la guerra in Cecenia.
1999: entrano nella Nato, su pressanti richieste dei paesi stessi (la Polonia arriva addirittura a minacciare di costruirsi l’atomica se la Nato non l’accetta) Polonia Ungheria e Repubblica Ceca, che entreranno poi anche nella Ue.
2002: teatro Dubrovka a Mosca: un commando islamico tiene in ostaggio 130 persone, Putin non tratta e usa i gas. I 130 ostaggi muoiono insieme ai terroristi.
2003: rivoluzione delle rose in Georgia: sale al potere il filooccidentale Saahakashvili, contro i voleri di Putin
2004: entrano nella Nato anche Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia. Praticamente l’intera rete di ex stati satelliti dell’URSS (vedi post di prima puntata).
2004 (settembre) strage della scuola di Beslan: stessa dinamica del teatro Dubrovka, ma stavolta in Ossezia Nord e stavolta è una scuola elementare. Le forze russe fanno irruzione senza trattare, col risultato che muoiono 300 persone tra cui 186 bambini
2004(novembre): Mosca, già irritata per l’ingresso Nato degli ex paesi satelliti e per la Georgia filoatlantista, subisce un altro smacco: la rivoluzione arancione in Ucraina. Gli ucraini protestano contro i brogli che hanno portato alla presidenza il candidato filorusso Janukovic e la Corte dà loro ragione. Viene dunque nominato il filo occidentale Juscenko.
Putin aveva già cercato di eliminare il pericoloso rivale, avvelenandolo: corrono in tutta Europa le immagini di Juscenko in ospedale, sfigurato dal veleno, il novichok, un marchio di fabbrica. Il candidato presidente si salva, vince legittimamente le elezioni ma rimane sfigurato a vita.
2006: avvelenamento e poi uccisione con pistola di Anna Politkovskaja, la giornalista che scriveva dalla Cecenia, e avvelenamento di Litvinenko, fatto all’estero (a Londra), oppositore di Putin
2008: proclamazione indipendenza del Kosovo. La Russia non riconosce, altro smacco per Putin visto l’intervento Nato anche nell’area della ex Jugoslavia, dove erano in corso i massacri etnici del serbo Milosevic, filorusso.
2008 (aprile) vertice Nato a Bucarest, Putin è invitato. Qui nel comunicato finale si afferma intenzione, in data da definirsi rimandata al futuro, di accogliere la richiesta di Georgia e Ucraina di entrare nella Nato.
2008 (agosto) per tutta risposta Putin invade la Georgia per sostenere le armate separatiste dell’Ossezia del Sud e Abkazia. Scoppia una guerra Georgia-Russia, che ovviamente vince la Russia in breve tempo. La Georgia è privata del 20% del suo territorio, nasce il protettorato russo della Transnistria.
2010-2011: primavere arabe e intervento Nato in Libia. Putin critica prima questo intervento, poi la morte di Gheddafi di cui accusa la Nato.
2012: proteste anche in Russia. Putin teme una rivoluzione arancione anche in patria, scatta una dura repressione
2012: crisi siriana. Putin si schiera apertamente con il regime di Assad, che usa armi chimiche. Obama condanna le armi chimiche e le considera linea rossa da non oltrepassare, ma poi rifiuta l’opzione militare e anzi assegna proprio alla Russia di Putin di risolvere la questione delle armi chimiche.
2010-2013: in Ucraina è tornato presidente Janukovic, dopo che la presidentessa candidata Tymoschenko, filooccidentale, è stata sconfitta anche grazie a una crisi economica generata da Putin per ritiro vendite gas
Ora siamo agli anni chiave per capire la crisi di oggi:
2013 (novembre) il presidente Janukovic si rifiuta di firmare accordo economico di associazione con Unione Europea, sotto pressione di Putin che minaccia di tagliare il gas. La popolazione insorge con la protesta di piazza nota come EuroMaidan, per la mancata firma, e Janukovic è costretto addirittura a scappare. Sale al suo posto Poroshenko, filooccidentale. Poi nel 2019 salirà l’attuale presidente Zelensky, sempre filooccidentale.
2014: dopo aver perso il suo fidato appoggio ucraino Janukovic, Putin invade la Crimea (ceduta all’Ucraina da Kruscev nel 1954), senza preavviso e in un sol colpo. Poi viene sottoposto un referendum alla popolazione, che sceglie di stare con la Russia (è sempre stata russofona in effetti). La comunità internazionale non dice nulla per questa invasione, l’Ucraina non si muove.
2014: non pago, Putin alimenta le forze separatiste del Donbass, filorusse, che vogliono staccarsi dall’Ucraina. Scoppia una specie di latente guerra civile, (vedi Limes, 2014, la Russia in Guerra) tra milizie filorusse e milizie filoucraine, fino agli accordi di Minsk, che stabiliscono una tregua. La guerriglia va avanti, ma più a ribasso: complessivamente, però, farò 14mila morti.
2015: Boris Nemstov, ec vicepremier liberale, viene assassinato sotto il Cremlino. Stava preparando un rapporto sul Donbass.
2016: corre voce che i server del Comitato nazionale del partito democratico USA sono stati hackerati. Nel 2018 il procuratore Mueller accusa 13 agenti russi di hackeraggio per questa faccenda. La tesi che la vittoria di Trump sia stata aiutata da Putin con strumenti di hackeraggio è nota ed è molto documentata. I processi non si sono ancora conclusi.
2019: la Russia accusa l’Ucraina, già una prima volta, di non rispettare gli accordi di Minsk. Milizie paramilitari, dell’una e altra parte, alcune filonaziste sia da un fronte che dall’altro, continuano in effetti la guerriglia.
2020: avvenleato l’oppositore A. Navalnyj.
2022 (febbraio): Putin prima riconosce, per la prima volta, le Repubbliche del Donbass come formalmente indipendenti (rompendo in sostanza gli accordi di Minsk), poi le invade ufficialmente (armate russe erano presenti già dal 2014) affermando di voler proteggere la popolazione russofona dagli attacchi ucraini, infine il 24/2 invade l’Ucraina stessa.
Nei giorni, l’Europa e gli Usa protestano e minacciano sanzioni, ma niente di concreto fino all’invasione vera e propria della Ucraina.
La cronolgia è stata lunga, ma rende idea della crisi. E rende idea di chi è davvero Putin. Se non basta, rimando a questo articolo di Wired sugli avvelenamenti, il modo di Putin di trattare chi non è d’accordo con lui in patria. E non solo in patria.
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